Perché no?!
Perchè no?!
Da piccola ero una di quelle bambine che amava scarabocchiare ovunque, con spiccata preferenza per i muri di casa e le ante degli armadi. A partire dalla prima elementare i banchi scolastici sono diventati la mia tela e li ho personalizzati tutti, fino all’ultimo anno di liceo, ovviamente senza tralasciare gli zaini e le borse di cuoio di gran moda all’epoca. Poi è arrivato il turno dei jeans. A quattordici anni avrei voluto iscrivermi all’istituto d’arte, ma i miei mi dirottarono verso il “più formativo” liceo classico che credo sia l’unico corso di studi a non contemplare nemmeno un’ora di disegno alla settimana.
Inutile dire che pian piano famiglia e professori mi hanno “persuasa” a coltivare forme d’interesse e di studio “più serie”, in linea con la cultura di quegli anni che vedeva nel ceto dei professionisti la classe borghese cui aspirare.
Tutte le scelte successive, dagli studi universitari alla professione, si sono sempre e solo mosse in quel solco che tanti anni prima altri avevano tracciato per me: un solco profondissimo dal quale sembrava impossibile evadere.
Il trasferimento dall’Italia a Capo Verde avvenuto 4 anni fa, mi ha consentito non solo di conoscere e di vivere in un contesto differente, ma anche di resettare la mia mente e la mia vita, liberandola dagli angusti schemi imposti dalle moderne società occidentali.
A Maio, minuscola isola nel bel mezzo dell’oceano Atlantico, il tempo sembra essersi fermato agli inizi del secolo scorso, e con esso anche quel processo disumanizzante che ci ha ridotti a semplice ingranaggio di un sistema che nulla ha a che vedere con la nostra vita.
L’incontro con Sara
Sara è una mia coetanea che da qualche anno vive con il marito sull’isola di Maio.
Eclettica e creativa, spinta dalla necessità di arredare la propria casa, Sara negli ultimi anni si era lanciata in un arduo “fai da te” creando oggetti di straordinaria bellezza. Non potendo sulla nostra piccola isola reperire materiali di alcun tipo, ha cominciato a riciclare l’impossibile: vecchi pezzi di legno restituiti dal mare, vetri, cocci, conchiglie e perfino ossi di animali… sperimentando così nuove forme di arte
Di Sara ho sempre ammirato la forza immaginativa, la capacità cioè di vedere “altro” anche nelle cose più insignificanti.
Era una mattina di Maggio e per caso ci incontrammo al minimercato dove entrambe eravamo solite andare per fare la spesa. Non essendoci un rapporto confidenziale tra di noi ci salutammo frettolosamente tra gli angusti scaffali del negozio, poi all’uscita scambiando le solite chiacchiere formali mi disse di essere alla ricerca di un piccolo locale per aprire un negozietto di artigianato.
Perché no?!
Credo sia capitato un po’ a tutti di ascoltare qualcosa che al momento può sembrare insignificante ma che con il passare del tempo prepotentemente s’impone come pensiero unico e totalizzante.
Perché no? Continuavo a ripetermi, come un mantra.
Ho così trovato il locale che Sara cercava, una meravigliosa casa in stile capoverdiano situata nella via principale di fronte all’Oceano.
L’ho ristrutturata e arredata con il genio di Sara. Ho disegnato e dipinto tantissimo, ed è stato uno straordinario viaggio alla riconquista di me stessa.Le nostre vite si sono incrociate così, un po’ per gioco, in un giorno qualsiasi, su quest’isola dove tutto sembra essere possibile, perfino inseguire una passione, senza sentirsi né troppo vecchi, né fuori luogo.
Oggi Io e Sara lavoriamo insieme e a noi si sono uniti tanti artigiani e artisti capoverdiani.
Reiventare se stessi e la propria vita a cinquanta anni è forse la più grande opportunità che una persona possa avere. Continuare ad avere progetti, riscoprire emozioni quali l’entusiasmo e la passione, fare ciò che più piace e guardare al futuro con ottimismo spalanca le porte ad un meraviglioso cammino di vita.