La festa di Sara

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Sara è una simpatica donna capoverdiana, originaria della Guinea Bissau, ed è l’unico veterinario presente sull’isola di Maio; ieri, in occasione del suo 50° compleanno ha organizzato una “cena” e invitato parenti,amici e l’intero vicinato, così come di tradizione a Capo Verde.
Sara vive in un piccolo appartamento al piano rialzato, servito da un ballatoio, la sua casa è arredata in stile guineano ed è resa calda e accogliente dai colori sgargianti e le intrigate geometrie che contraddistinguono i tessuti del continente africano: un piccolo pezzo della sua terra e l’orgoglio di appartenere ad una cultura antica e legata alle tradizioni.
Come le campane di una chiesa richiamano i fedeli così ieri sera, le luci accese, le porte aperte e la musica ricordavano a tutti che la festa di Sara stava per avere inizio… erano circa le nove e già una piccola folla si era adunata davanti la casa di Sara, un via vai di persone che portavano cibo, pentole e vassoi , vino, punch e tutto quanto si possa immaginare per allestire un grande buffet, in cucina quattro o cinque donne smistavano la roba contribuendo attivamente all’organizzazione generale. Sara non c’era, si stava preparando…
Assisto sempre con ammirazione al clima collaborativo dei maiensi, a questo loro essere una grande famiglia, qui si chiama “djunta mon” che tradotto letteralmente significa “unire le mani, aiutarsi” e questa è una pratica che prescinde le relazioni familiari e di parentela. A Maio tutti possono godere di una grande festa anche i meno abbienti, tutti possono contare sulla solidarietà e il sostegno altrui, nessuno è solo, e questo è un tratto saliente della cultura maiense e capoverdiana in generale. La festa è riuscitissima, ho mangiato e bevuto, chiacchierato e riso tanto. Ho perfino ballato, cosa alquanto complessa per chi come me è abituata ai movimenti un pò “legnosi” e ripetitivi delle discoteche italiane anni 80: qui le donne ballano ancheggiando con straordinaria perizia, disegnando ellissi nell’aria: perfino le più anziane hanno una scioltezza e una mobilità a molti di noi davvero sconosciuta. Ho superato l’imbarazzo della mia goffaggine, sostenuta da mille sorrisi, mi sono lasciata andare respirando un senso di libertà e mi sono abbandonata a quel modo semplice di stare insieme, incurante della forma.
Credo che i festeggiamenti siano proseguiti fino alle prime ore del mattino, io e mio marito siamo andati via poco prima della mezzanotte. A piedi ci siamo incamminati verso casa attraversando le vie deserte, accompagnati dalla musica della festa di Sara che sembrava riecheggiare ad ogni angolo di strada. Poi ad un certo punto mi sono sentita chiamare, era il mio gattino che mi stava aspettando, insieme abbiamo percorso l’ultimo tratto per poi tuffarci nel letto, e abbandonarci ad un sonno profondo.

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