Turismo di massa? No grazie!
Sono ospite di un paese straniero e questo mi frena molto nell’esprimere considerazioni e critiche riguardo un certo modo di operare, pur tuttavia credo, che al di là dell’essere nati e vissuti in una nazione, ognuno di noi appartiene a questo pianeta e il mondo sia la sua casa. Capo Verde è il mio presente ed è qui che ho deciso di trascorrere la mia vita, amo questi luoghi e mi piace prendermene cura (anche attraverso le pagine di questo blog) ma come tutte le persone innamorate non riesco a trattenere la rabbia quando assisto a situazioni di degrado e di ingiustizia sociale. Da anni sulle isole del nord, Sal e Boa Vista in particolare, si è abbattuta come una mannaia la logica del business e del turismo di massa: i famigerati all inclusive, mega strutture dove con pochi soldi il turista “è servito e riverito” come un pascià. Chilometri e chilometri di cementificazione delle coste e paesaggi dei quali si è persa ormai l’antica memoria. In alcuni casi-limite sono sorte intere cittadine o villaggi a puro uso e consumo turistico, si pensi ad esempio a Santa Maria dove fino a 30 anni fa c’era solo il deserto. Poi è arrivato il turismo, con la sua invasione di alberghi all inclusive, sono stati inaugurati i primi voli charter oggi divenuti numerosissimi. Attualmente Santa Maria, fiore all’occhiello dell’economia capoverdiana, mostra impunemente le sue due facce: da un lato i turisti, gli hotel, i resort e i i villaggi all inclusive, dall’altra i capoverdiani che spaccano pietre, che costruiscono strade, alberghi, e le cameriere che terminato l’orario di lavoro con le loro belle divise si ritirano nelle baracche. A questo si aggiunge anche il grave problema dello scempio d’acqua legato all’enorme consumo di questa risorsa negli alberghi per docce, piscine, giardini… ciò provoca un’allarmante riduzione delle scorte a disposizione e il razionamento dell’acqua per la popolazioni locali. Per il bianco occidente questo si chiama business, per i capoverdiani miseria. Non so se certi processi possano essere reversibili, spero di si. Intanto alla mia amata isola di Maio auguro si uno sviluppo, ma che questo sia sostenibile, rispettoso dell’ambiente e di chi in questo paradiso ci vive.
Ivan Sirianni
Febbraio 12, 2016 @ 11:36 am
Che dire. .in pieno appoggio la tua meticolosa osservazione sperando che il Dio denaro non deturpi altre belle ed incontaminate isole capoverdiane
Bernard Portier
Febbraio 13, 2016 @ 5:39 pm
Bravo je suis pour de petites structures à connotation familiale qui consomment “local” avec un commun respect entre locaux et visiteurs. I love Maio
Mario Simone
Marzo 21, 2016 @ 6:25 pm
amo anch’io Capoverde, ma sono contrario al turismo di massa, Nanda, che si potrà anche dire che porta lavoro, ma sono sicuro in minima parte. Ma sicuramente creano problemi ai capoverdiani. C’è molta gente che vuole stabilirsi nelle isole con l’idea, così di aiutare i locali, Inflazionando il turismo non si fa altro che crearemaggiori problemi ai locali. Non servono grandi villaggi, ma piccole strutture che non rovinano la natura incontaminata dei meravigliosi paesaggi.