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Muore a Maio “uno dei latitanti più pericolosi d’Italia”

Stefano

Ieri notte è morto, per cause naturali, Stefano Marchi, considerato dall’inteligence italiana “uno dei 100 latitanti più pericolosi d’Italia, membro di spicco di un’organizzazione criminale composta da narcos italiani e sudamericani dedita all’importazione e allo spaccio di cocaina”. Era il 2014 e tutta i media italiani diedero ampio spazio a questa notizia che serviva a restituire un po’ di prestigio a un Ministro degli Interni poco credibile e a un’italietta incapace di far fronte al malcontento generalizzato. ”A trovare il latitante sono stati gli investigatori della squadra mobile della Questura di Genova, coordinati dal Servizio centrale operativo della polizia di stato e dal Servizio per la cooperazione internazionale di polizia oltre alle forze dell’ordine capoverdiane, che hanno dato esecuzione all’ordine di cattura, emesso dalla procura generale della corte di appello del Tribunale di Genova” così tuonavano i telegiornali esaltando una missione in terra d’Africa, convinti che migliaia di chilometri di distanza li avrebbero salvati da una doverosa smentita. Intanto di questa notizia avevano sorriso tutti coloro che conoscevano bene Stefano e che con il tempo ne avevano apprezzato la gentilezza e la sensibilità d’animo e soprattutto ne sorrisero le autorità capoverdiane che non solo non consegnarono “il pericoloso criminale” alla polizia italiana ma ne ordinarono l’immediata scarcerazione. Il decorso impietoso di un tumore ai polmoni ha archiviato per sempre il caso Stefano Marchi e oggi alle ore 13.00, nella gremitissima chiesa di Nossa Senhora da Luz a Porto inglês sull’isola di Maio, si sono celebrate le esequie di “un amico e di una brava persona” così come lo ha definito il giovane parroco inaugurando l’omelia funebre.