Una cultura anti stress

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Una cultura anti stressC’è un aneddoto che riassume bene la concezione che i capoverdiani hanno della vita. Non so se la storia che sto per raccontare sia realmente accaduta, ciò di cui ho certezza è che rappresenta perfettamente alcuni aspetti della cultura capoverdiana e di una filosofia dell’esistenza per noi difficile da comprendere, ma di una logica e di una ragionevolezza spiazzante. Mi raccontarono di un anziano turista europeo che trascorreva le sue vacanze a Capo Verde divertendosi a fotografare ogni cosa. Un pomeriggio, passeggiando in spiaggia fu incuriosito da un pescatore che dormiva sulla sua barca. Bella immagine, pensò, e dopo aver immortalato la scena si avvicinò all’uomo tentando di instaurare una conversazione con il poco portoghese di cui disponeva. “Buona pesca” disse e il capoverdiano scosse la testa quasi infastidito.“Perché non andrà a pescare?” incalzò il turista
“L’ho già fatto stamattina”.
“E’ stata una buona pesca?”
“Talmente buona che non ho bisogno di uscire un’altra volta, ho preso quattro aragoste e un lobo e ne ho abbastanza anche per domani”. “Ma mi scusi” – disse l’occidentale “se lei invece di essere qui uscisse di nuovo in mare potrebbe pescare altre aragoste e altri lobi. Potrebbe profittare di ogni giornata buona vendere tanto pesce e guadagnare bene. In un anno lei potrebbe comprarsi un’altra barca, e poi un’altra ancora… e magari con il tempo potrebbe anche disporre di celle frigorifero e aprire una piccola fabbrica per la lavorazione del pesce in scatola…” “E poi?” lo interruppe il pescatore “Poi una volta anziano potrebbe come me passeggiare e godersi la vista da questa meravigliosa spiaggia”
“Ma questo lo faccio già!” rispose il capoverdiano.